La fotografia d’autore è una rappresentazione della realtà raccolta e raccontata da un autore.
Quando si mira alla fotografia espressiva non si parla di fotografia di moda, o pubblicità, o di reportage: questi sono scatti comunque miranti semplicemente alla mera visibilità e/o alla vendita di un prodotto.
Parlando di fotografia espressiva si entra in un ambito che vede ai primi posti per importanza soggettività ed emotività.
La capacità di emozionare e quindi di comunicare, passando attraverso l’immagine di un preciso attimo, disegnato dalla luce e catturato dall’obbiettivo.
Prerogativa di questo tipo di foto è una immagine che arriva a colpire le corde dell’immaginario di chi guarda.
Anche alcune foto di moda e pubblicità hanno la facoltà di emozionare, ma non quella di far pensare, muovere “altro” nella testa.
Non tutti sono consapevoli dell’immenso potere di questa forma di comunicazione, che a volte diviene arte.
Il fotografo che vi “riesce” ha la capacità di veicolare un messaggio, quale che sia, in modo non verbale (coinvolgendo altri meccanismi percettivi) dalla propria mente alla mente del fruitore, di chi guarda, e soprattutto di chi osserva.
Credo che sia questo il traguardo che si prefigge chi fa fotografia pura.
Quando si usano delle modelle o dei modelli, le cose si complicano ulteriormente, perché il messaggio passando attraverso questi, subisce il filtro della loro immagine, della loro sensibilità della loro capacità di interpretare.
Sono loro che agendo davanti all’obbiettivo riflettono l’idea del fotografo e la generano.
Sono loro che entrando dentro un cerchio di vetro, mettono in gioco la propria anima, e comunicano sempre e comunque il loro sentire, il proprio essere, il vissuto che gravita sulle loro spalle.
Chi interpreta non è immune da una grande responsabilità.