Il percorso che ho scelto nella fotografia è quello di essere essenzialmente un autore e non un esecutore o un semplice “operaio” dello scatto !
Non conosco perfettamente bene la macchina fotografica che utilizzo, non ne sento il bisogno, almeno per il momento. Conoscere il mezzo meccanico che utilizzo, significherebbe rallentare la velocità del mio sentire, che è più rapida del mio pensare, ed essere costretto a dover riflettere di come meglio utilizzare la macchina fotografica.
Immagino il viso di chi legge questa affermazione !
Quando uso la fotografia, perché di questo si tratta, non desidero quindi pensare, ma sentire, desiderare di carezzare la luce e le ombre che vedo, lasciare libera la voglia di stupirmi.
Non sono guidato da un tecnicismo sfrenato fine a se stesso, ma da un desiderio di fermare ciò che voglio idealizzare, ciò che vedo con il cuore. La cosa migliore per me è lasciarmi trasportare dalla voglia di stupirmi e di stupire.
Nella mia fotografia, non voglio legarmi alla tecnica scritta da altri, in questa epoca digitale. E’ una consuetudine che non voglio rispettare, non appartiene alla mia fotografia.
Uso già, e anche troppo la tecnologia, nell’altro mio quotidiano.
Nella fotografia, non mi piace sentirmi imbrigliato come un cavallo catturato abituato allo stato brado, abituato a correre solitario in una radura estesa. Mi sentire insellato, con il morso in bocca.
La fotografia mi libera dalla quotidianità, dai doveri, dalle regole, dai compromessi, dagli orari, da tutto.
Nella fotografia la mia bussola ha sede dietro i miei occhi, e le scelte sono dettate dalla mia cultura, dal mio sentire.
Certamente, bisogna saper volare …liberi.
Poter costruire attraverso le emozioni, che creano i miei lavori fotografici, è una libertà infinita, non infetta da luoghi comuni e da mode volgari. Una libertà che non ha pudore.
E’ una libertà che dura un istante, l’attimo di creare una visione differente dalla realtà, una sorta di magia la cui chiave di lettura non è necessariamente per tutti.
Guai se fosse a portata di lettura di tutti, sarei immerso in un bicchiere d’acqua, privato del mio spazio.
Il filo invisibile che mi lega alle mie immagini rimanga indecifrabile. Chi capirà saprà accompagnare le mie immagini come desidera .
Nel rumore….. del silenzio riceverò la certezza che chi legge la mia fotografia ha compreso il mio sentire.
E’ sufficiente uno sguardo, uno sguardo solo, ma uno sguardo capace di leggere con attenzione ogni dettaglio, anche il più piccolo, attraverso l’obbiettivo della macchina fotografica. Non mi sono necessari , come altri, 50, 100 o 1.000 scatti al giorno per poi tirar fuori solo 10 di stampe.
Questi fotografi io li paragono ai giocatori d’azzardo, quelli che entrano in un casinò e puntano sulla roulette 100, 500, anche 1.000 volte sino a quando il numero puntato vince!
La parola fotografia, come tutti sappiamo, fornisce una rappresentazione virtuale della realtà. Dentro la stessa, anche se specifica, amo introdurre valori simbolici.
In questo percorso non seguo canoni affermati, anzi li rompo senza remore alcuna.
Nella fotografia d’autore è d’obbligo sentire il bisogno di osare, solo osando si ottengono valori sconosciuti, immagini mai dipinte.
Parto da alcuni elementi reali del linguaggio fotografico (soggetto, dettaglio, tempo, punto di vista, inquadratura), per cercare di realizzare una comunicazione, che travalica la documentazione (scatto) innestandovi concetti e simboli che trascendono la realtà (fotografia pura).
Il cammino per migliorare è sempre lungo, spero di averne il tempo.